Ella è una cittadina incastonata in una valle a circa 1.066 metri di altitudine. È circondata da montagne di vegetazione fittissima, piantagioni di tè e tanti campi di coltivazione agricola, comprese le risaie. Come abbiamo già anticipato ieri, la zona è molto turistica. Sono presenti molte tipologie di alloggi per tutte le tasche e tutti i gusti. Tante e ottime le opzioni per pranzi e cene e locali in cui ci si può rilassare davanti ad un frullato di frutta fresco se non una birra ghiacciata o buoni tè e caffè. Ci sono tante cose da fare e vedere. Dai templi buddisti, che però distano qualche km, ai trekking in giro per le montagne. Due di essi sono quelli più rinomati: Little Adam's Peak ed Ella Rock.

Oggi, visto il bellissimo cielo e la voglia di esplorare queste terre, ci armiamo di zaino e decidiamo di fare Little Adam's Peak. È un sentiero abbastanza semplice. Parte direttamente dalla città di Ella e si districa per circa 9 km tra piantagioni di tè e boschi fitti di alberi e arbusti. Si arriva a 1141 metri con tutto il primo tratto in salita. Iniziamo. Fiancheggiamo l'ingresso della stazione e , superato, entriamo nella via ferroviaria, sui binari proprio. Incontriamo diverse persone che usano questo percorso per andare avanti e indietro dalla città. Lasciamo i binari e saliamo per uno sterrato che, prima ci farà passare davanti ad un bel tempietto buddista, poi ci farà salire dolcemente su un percorso incorniciato da tanto verde.

Passiamo tra le piantagioni di tè, le risaie allagate, e, aime, anche hotel e alloggi costruiti sfruttando una posizione panoramica invidiabile. Arriviamo quindi laddove vanno tutti, o si fanno portare col tuk tuk, visto che il percorso è ben percorribile. Viewpoint con tanto di altalena per potersi far fotografare mentre si dondola sulla vallata; zipline che conduce da una vetta all'altra; una mega area ricettiva con tanto di solarium e piscina. Insomma tanta roba da turismo sfrenato. Il panorama è magnifico. Scappiamo da questa bolgia virale e riprendiamo il sentiero tracciato sulla app che Gigi segue minuziosamente. Sali scendi e tante belle vedute.

Arriviamo ad un'altra attrazione del posto : il ponte dai nove archi, Nine Arches Bridge. È uno dei migliori esempi di costruzione ferroviaria coloniale del paese. Lungo 91 metri e alto 24 è stato progettato per adattarsi ad una curvatura di nove gradi ed una pendenza ripida. Si dice che abbia dovuto affrontare grandi sfide logistiche tra cui il terreno difficile e il trasporto di materiali. È stato commissionato dagli inglesi che hanno supervisionato i lavori affidati a manodopera locale che ben conosceva le difficoltà del territorio. Completato nel 1919, tutto in pietra, con ritocchi in cemento, si mantiene ancora bene direi.

Lo si può attraversare e camminarci sopra mentre aspetti magari il passaggio del treno storico. Così facciamo noi. Sotto di esso il tè imperversa con i suoi arbusti verde brillante. Dopo esserci goduti questo spettacolo, ci incamminiamo sulla via di rientro, sui binari. Passiamo tra lavori in corso e piccole capanne di vendita di bevande che stanno a bordo ferrovia. Dopo circa 3 ore e 9 km siamo di nuovo a Ella. Il cielo si annuvola. Sono le 13 circa e ci rintaniamo in camera per la meritata doccia. Inizia a piovere. Piove e piove tanto. Smette intorno alle 17.00 e approfittiamo per uscire un pò e gironzolare. Tanti negozi, tanti ristoranti, tanta gente e tanta polizia. C'è un dispiego di forze dell'ordine che neanche a Roma per il giubileo.

Capiremo che è una cosa normale qui, niente di più. Ceniamo presto e scegliamo un rinomato ristorante di cucina cingalese che ha più di 2000 recensioni con il massimo dei voti. E che sarà mai. Si chiama Matey Hut. C'è la fila fuori. Il locale è molto spartano, niente di particolare. Riusciamo a sederci dopo circa mezz'ora di fila e ordiniamo due kottu, uno dei piatti tipici della cucina cingalese. L'ho già descritto. Be’, abbiamo preso la versione con uovo e formaggio e l'aspetto non è dei migliori. Ogni porzione è per tre persone affamate. Troppo. È saporito e ci ricorda una carbonara da mooolto lontano. Alla fine però, non c'è più andato giù. Nauseante. Insomma l'esperienza al famoso locale non la ricorderemo così entusiasmante. A proposito. Qui, come in Malesia e in tanti altri paesi del sudest asiatico non abbiamo mai visto formaggi; non esistono.
Raramente abbiamo visto delle fette di cheddar ma mai altri tipi di latticini, se non qualche yogurt che sa di acqua e frutta. Utilizzano una crema che è praticamente il nostro formaggino, quello per bambini sdentati. Siamo quindi in regime di abolizione formaggio/controllo colesterolo , senza volerlo, da circa tre mesi. Al nostro rientro, scaterneremo l'inferno.