"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

giovedì 6 marzo 2025

6 marzo 2025. Anuradhapura

 Sveglia presto. Ore 8 dopo l'ottima colazione siamo sul tuk tuk per iniziare la giornata nel sito antico di Anuradhapura. Il nostro autista è sempre lui, Sameera. Ormai ci conosciamo e siamo in sintonia.
Mentre arriviamo si ferma e compra dei fiori di loto e me li da affinché li possa offrire al Budda nei templi. Il fiore di loto è il fiore nazionale dello Sri Lanka. Prima di arrivare alla parte più antica e accessibile solo con ticket di 27 euro a persona, il nostro autista/guida, bravissimo Sameera, ci porta in alcuni siti archeologici. Primo fra tutti il Sri Maha Bodhi, un ficus sacro in cui si dice che Budda, Siddhartha, stesse seduto a meditare quando  ricevette l'illuminazione.
Stette lì per sei anni. Piccolina la pazienza 😅. Intorno ad esso tantissime persone in preghiera. È circondato da una struttura che lo protegge ed è sorretto da un’ impalcatura d'oro. Molti fedeli sono vestiti di bianco, il colore della purezza e della luce ma qui è anche il colore dell'uguaglianza . Noi no perché il bianco per i viaggi come il nostro non è proprio il colore più
adatto. Subito dopo proseguiamo per lo stupa di Ruwanweliseya Maha Thupa , uno delle più grandi costruzioni antiche del mondo. È alto 103 metri per una circonferenza di 290 metri. Fu costruito nel 104 a. C. dal re cingalese Dutugemuru. Col passare dei secoli fu trascurato e la vegetazione ne prese il sopravvento fino al XIX secolo, quando fu ripulito e ristrutturato attraverso una raccolta fondi di filantropi cingalesi e coloni inglesi. Assistiamo all'allestimento del rifacimento della “facciata”. Delle impalcature di bambù devono sostenere diversi imbianchini ( mai fu un sostantivo così tanto  consono) che per circa tre mesi renderanno il bianco che più bianco non si può.
Dovranno dare tre mani di tinta affinché si raggiunga lo splendore del bianco…forse ha fatto meglio Siddhartha. Cerimonie di devozione, processioni con rituali e monaci in preghiera ne fanno una perfetta cornice. Andati via da qui arriviamo al museo che è anche l’ingresso alla parte della città antica. Qui si paga il ticket e si inizia ad entrare nel cuore della parte più vecchia. Il museo è molto carino ed esaustivo di ciò che vedremo successivamente.
Raccoglie reperti interessanti delle abitudini e della vita nel monastero di Jetavana, ultimo dei più grandi monasteri di Anuradhapura. Era lo stupa più alto del mondo e la terza struttura più alta del mondo dopo le piramidi di Giza e Chefren. Ora ha perso il primato dell'altezza ma è ancora la più grande con una superficie di 233.000 m². È stato al centro di tante vicissitudini tra re e monaci, ed è veramente interessante dal punto di vista architettonico con il suo aspetto di nuda pietra. Anche qui ci sono lavori in corso ma è nella normalità trovarne.
Andando avanti ci fermiamo in un'ampissima area in cui ci sono ben 56 vasche di raccolta acque che servivano a ben 5000 monaci che vivevano qui. Insomma, parliamo di  città nella città. La cosa che ci ha sorpreso positivamente è proprio questo. La vastità dell'intera area archeologica e la cura che ne hanno. Tutta l'area, molto vasta, è molto curata e ben mantenuta. Il governo assume i lavoratori che quotidianamente svolgono i lavori di ripristino e pulitura, da estirpare le erbacce al restauro.
A questo servono i soldi del biglietto d'ingresso. È ben visibile a quale finalità siano indirizzati. Ci sono molti punti di controllo da parte dei militari che fanno da attenti osservatori. L'ampia area di Anuradhapura è difficilmente descrivibile. Basti sapere che ci vogliono almeno 5 ore per vedere quasi tutto; che ha tantissimi punti
d'interesse, circa 15, e che sono molto estesi . Difatti è assolutamente impensabile usare mezzi diversi da un tuk tuk con guida perché i luoghi d'interesse, oltre ad essere tanti e tanto estesi, sono distanti tra loro. Il caldo poi contribuisce a rendere tutto più difficile. Un avvertimento: pantaloni lunghi per gli uomini e idem per le donne che possono usare anche gonne lunghe. Sono luoghi
sacri e nelle aree più consacrata si cammina sempre scalzi. Non si può usare nessuna copertura sulla testa, a differenza dei musulmani. Attenzione ai piedi perché ad un certo punto, dopo ore che sarete in giro scalzi, il terreno caldissimo vi ustionera’  i piedini. Portate dei calzini o fatevi il callo plantare😁. 

Insomma, è un'esperienza meravigliosa da fare assolutamente durante un viaggio in questa terra ricchissima di ogni ben di Budda. Avrete tempo per meditare e riflettere. Avrete tempo di assaporare la pace che domina questi luoghi e la gentilezza e la devozione della gente. 



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